01 October 2019

In occasione dell’attuale allestimento all’interno degli spazi di OGR – Officine Grandi Riparazioni, il Centro ha svolto un intervento di manutenzione straordinaria e ha supportato le operazioni di movimentazione, trasporto e allestimento dell’opera di Salvatore Scarpitta Rajo Jack spl.

L’opera, che riproduce una nota auto da corsa degli anni Trenta, segna un momento cruciale nella produzione di Salvatore Scarpitta (New York, 1919-2007):

“L’artista, ormai affermato nel contesto dell’arte contemporanea italiano e newyorkese, propone un formidabile scarto immaginativo nella sua ricerca linguistica.
Rajo – Jack Spl, realizzata nel 1964, rincorre e ripropone una antica fantasia di Scarpitta: la passione per le corse automobilistiche sui circuiti degli States; ad essa associamo l’azzardo per la velocità, la fantasia della sfida, la mitizzazione degli eroi-piloti dell’epoca. E la ‘macchina’ in questione era infatti intitolata ad uno dei campioni dell’epoca. 
L’artista riusciva così a ‘cavalcare’ stilisticamente una antica passione, ed a introdurre nella dimensione della fruizione dell’arte contemporanea, nuovamente (dopo i Futuristi), il mito della macchina, sia pure con segno diverso. Seguiranno infatti nel corso dei decenni successivi, altre importanti realizzazioni di autovetture, da utilizzare per partecipare a delle autentiche corse sui circuiti americani, ma anche da presentare nelle mostre personali, in gallerie private e musei, nel mondo dell’arte contemporanea” - Riccardo Passoni, Direttore GAM - Torino

L’intervento di manutenzione straordinaria, realizzato dal Laboratorio di restauro dei manufatti metallici, è risultato particolarmente complesso: il degrado dei materiali si presenta infatti come parte integrante dell’intenzionalità artistica ed è stato necessario adottare la massima cautela per garantire il rispetto delle caratteristiche costitutive dell’opera.

La realizzazione dell’opera è avvenuta ricorrendo a tecniche e materiali molto differenziati. Il soggetto consiste in un’auto da corsa storica con due pompe di benzina degli anni 1930, poste presso l’ingresso di una ipotetica officina rappresentata da un portone a doppia anta. Salvatore Scarpitta ha realizzato la composizione ricorrendo ad alcuni elementi storici originali che sono stati integrati con parti non pertinenti e appositamente invecchiate (ad esempio la pistola e tubo di una delle pompe di benzina). In altri casi ha impiegato materiali estranei che sono stati mimetizzati, come nel caso del telaio, assi, motore e parti della carrozzeria dell’auto che anziché in metallo sono realizzati in legno dipinto; l’esempio più eclatante interessa il portone dell’officina, che in realtà è una tela dipinta con elementi applicati.

La composizione mira a riproporre un contesto di oggetti vissuti, che testimoniano con il loro aspetto un tempo passato: per questa ragione sulle pompe di benzina le crettature dei rivestimenti, irrigiditi e cotti dal sole, diventano paragonabili a un motivo decorativo, così come lo sporco, il grasso della benzina, il terriccio e persino le foglie accidentalmente ancora presenti nella parte interna devono essere preservati.

L’intervento si è pertanto limitato a contenere il processo di degrado nei soli punti maggiormente critici. Nello specifico è stato effettuato un consolidamento delle crettature nelle zone di distacco che avrebbero potuto determinare la perdita del rivestimento e si è effettuata una pulitura delle superfici limitandosi a eliminare solo la polvere recente, mentre i depositi di terriccio storici sono stati lasciati intenzionalmente. Infine le gomme dell’auto sono state gonfiate solo parzialmente, per non provocare uno stress eccessivo alle plastiche irrigidite. Parallelamente si è cercato di attuare una strategia di conservazione preventiva che consentisse di limitare i possibili danni futuri: è stato studiato e realizzato un supporto in grado di movimentare le pompe di benzina senza il contatto diretto con le superfici ed è in corso di studio un sistema di sospensione dell’auto che sgravi le gomme dal peso della struttura, limitando il processo di ovalizzazione.